ARCIDOSSO
Arcidosso è un comune italiano di 4 296 abitanti della provincia di Grosseto in Toscana. Arcidosso sorge alle pendici del versante occidentale dal monte Amiata, ai margini dei grandi boschi che salgono sino alla vetta del monte. Per la sua vastità, il territorio comunale appare caratterizzato da aree molto varie tra di loro: si va dalla parte alta della montagna (1.600 metri circa) alle vallate che gradualmente scendono verso la Maremma. Il territorio è per gran parte coperto da foreste di faggi e di castagni, questi ultimi in particolare svolgono da sempre un ruolo importante per l'economia e la gastronomia del paese. Mano a mano che scendiamo di altezza possiamo incontrare anche vaste aree coperte da olivi e vigneti. Proprio dai vigneti di questa area si ricava il vino DOCG Montecucco. Parte del territorio è occupata dai rilievi pietrosi che salgono tutto intorno al monte Labbro fino a raggiungerne la cima, sulla quale si trova la Torre Giurisdavidica fatta costruire da Davide Lazzaretti. Il Monte Labbro costituisce un punto panoramico di grande bellezza dal quale nelle giornate più limpide è possibile osservare: ad est la catena dell'Appennino centrale, a sud il Lago di Bolsena e gran parte del Lazio, ad ovest la costa maremmana, l'Isola del Giglio, l'Isola d'Elba e talvolta la Corsica, a nord tutta la Val d'Orcia, le Crete senesi con la città di Siena e l'Appennino Tosco-Emiliano. Il territorio comunale, pur essendo classificato dal punto di vista sismico in zona 3, è stato l'epicentro di un terremoto verificatosi il 17 giugno 1868, che raggiunse la magnitudo 5,03 della Scala Richter ed il VI-VII grado della Scala Mercalli. Arcidosso risulta essere storicamente uno dei centri più importanti del Monte Amiata, nonché uno dei principali centri tra le province di Grosseto e Siena. Il nome di Arcidosso viene menzionato per la prima volta in un documento del 4 marzo 860. Il nome deriva probabilmente dai sostantivi latini arx e dossum, che significano rispettivamente fortezza e dosso. A partire dal XII secolo si trovò a far parte dei possedimenti della famiglia degli Aldobrandeschi della Contea di Santa Fiora, i quali la fortificarono, iniziando la costruzione del castello e la torre maestra con l'aiuto degli abitanti di Casal Roveta, Talassa e Montoto, antichi insediamenti medioevali oggi scomparsi. Nel 1331, dopo uno dei più lunghi assedi condotti dall'esercito senese, comandato dal condottiero Guidoriccio da Fogliano, il castello ed il borgo di Arcidosso entrarono a far parte della Repubblica di Siena.[6] Divenuto sede di un vicariato tra il 1347 e il 1348, rimase sottomesso a Siena fino alla fine della Repubblica nel 1559, quando passò ai Medici di Firenze, che vi nominarono un capitano di giustizia. Ottenuto il ruolo di "capitale" amministrativa del Monte Amiata, ricevette le visite dei granduchi Cosimo II nel 1612 e di Leopoldo II nel 1842. Durante il periodo del Granducato di Toscana, fino a pochi anni prima dell'unità d'Italia, Arcidosso arrivò a contare oltre 12.000 abitanti: il quadruplo di quelli che risiedevano nel capoluogo di provincia Grosseto. Arcidosso, in seguito alla costituzione dello Stato unitario italiano venne eletto al ruolo di pretura. Il comune ha subito una drastica riduzione demografica a partire dal dopoguerra e molte località del territorio sono oggi nettamente spopolate. Tuttavia, la vicinanza alle piste da sci sulla vetta del Monte Amiata, la presenza di luoghi di interesse storico-artistico, la realizzazione di percorsi naturalistici e culturali, hanno reso Arcidosso una località turistica particolarmente frequentata d'estate e nel periodo invernale. Lo stemma di Arcidosso è costituito da uno scudo sannitico di colore rosso e verde su cui è presente una fortezza con torre da cui spunta una quercia. Lo stemma ha la seguente blasonatura ufficiale: «di rosso, al castello d'argento, torricellato di un pezzo merlato alla guelfa, chiuso e murato di nero, terrazzato di verde, la torre addestrata da una quercia al naturale piantata sul castello, pendente in banda e accompagnata nel cantone sinistro del capo da uno scudetto spaccato d'argento e di nero».[7]. Tale alberatura posta a lato del castello compare anche nell'affresco di Simone Martini, presente nel Palazzo Pubblico di Siena.